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L’importanza della punteggiatura e qualche proverbio

Se la Sibilla avesse scritto un biglietto al soldato timoroso di andare in guerra, lui certo sarebbe rimasto a casa. Ibis redibis non, morieris in bello pronunciò la Cumana. Ibis redibis, non morieris in bello, andrai ritornerai, non morirai in guerra, capì lui, erroneamente...

Se la Sibilla avesse scritto un bigliettino al soldato timoroso di andare in guerra, lui certo sarebbe rimasto a casa. Ibis redibis non, morieris in bello pronunciò la Cumana. Ibis redibis, non morieris in bello, Andrai ritornerai, non morirai in guerra, capì lui, erroneamente... e perciò morì. Tutta colpa di una virgola. Danno minore ma pur sempre fatale ne ebbe Martino, priore di un convento, per un punto collocato fuori posto. Aveva scritto sulla porta d'ingresso: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto  La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa, la frase giusta.  Porta patens esto nulli. Claudatur honesto  La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste, quella scorretta, perché lo slittamento del segno ne capovolgeva completamente il senso. Per un punto Martin perse la cappa, cioè il priorato, rimane ancor oggi un proverbio che consiglia maggiore attenzione verso ciò che di importante si desidera, pena la sua perdita.

E chi di noi non ricorda la lezione sulla punteggiatura, a scuola, tra  L’alunno, dice la maestra, è un asino e L’alunno dice, la maestra è un asino? Ma lì, visti i rapporti diseguali tra alunno e maestra, capivamo subito e meglio del soldato greco. Come poteva l’alunno dire che la maestra è un asino, in presenza della medesima e nello stesso istante educativo? Prendere due piccioni con una fava (proverbio inteso ad esaltare la bravura di chi riesce a conseguire, in una sola volta, due risultati favorevoli): al contempo ci convincevamo sia dell’importanza della punteggiatura che dell’indiscussa gerarchia scolastica.

A ben altri livelli è lo scrittore Matthew Malady , docente di linguistica alla Columbia University di New York, secondo il quale la virgola è come la mostarda o il ketchup: entrambe le salse quando utilizzate aumentano l’esperienza del pasto. Lo stesso é per la virgola: se aggiunta al testo crea ritmo, suspense e spinge il lettore a prendere una pausa prima di un nuovo capoverso. Tuttavia – e questo è il punto fondamentale di McWhorter – ketchup e virgole non sono in alcun modo fondamentali. Se le due salse non esistessero mangeremmo lo stesso e senza virgole riusciremmo comunque a comprendere il testo.

E’ proprio vero? Una battuta famosa tra i linguisti americani suona così:  Let’s eat Grandma  e  Let’s eat, Grandma. Nel primo caso mangiamo la nonna, nel secondo mangiamo, nonna.

In conclusione, e non è cosa da poco, la virgola può salvare da fenomeni di cannibalismo!

La lettera dal film Toto Peppino e la Malafemmina