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SpeakItalianInRome

Apprendre la langue italienne à Rome

L'Arabo in cucina con tanto di proverbio e ricetta

Avete mai pensato che tante parole italiane relative al cibo arrivano dritte dritte dall’Oriente?
La lingua, come la cucina, porta con sé un miscuglio di provenienze che la arricchiscono e la modificano di continuo, è scontato dirlo.

Chi oggi non mette in tavola un bel piatto di cous-cous assieme ad una padellata di ratatuia (hops, dal francese ratatouille)? Così, negli ultimi anni, ampio è il dibattito su quanto la lingua italiana sia stata influenzata dalla dominazione araba presente in Sicilia daIl’827 al 1072, che diffuse anche lingua e cultura. E coltura!
Tante le novità introdotte dai musulmani nell’agricoltura, dai nuovi cibi alle tecniche di coltivazione e irrigazione del suolo. E quante parole di origine araba utilizziamo, senza accorgercene, ogni giorno? Beh, facciamo un salto al mercato : che si compri un'albicocca (al-Barquq), un limone (Laimun) o un'arancia (Narangi), o della verdura, che siano carciofi (qarshiufa) o spinaci (as-Spanakh), l'etimologia rimanderà sempre verso oriente. A fine pranzo poi, per i più piccoli, uno sciroppo (sharub) di ribes (ribas) in caraffa (garrafa) e un buon caffè (qahua) con o senza zucchero (Sukkar) per i grandi. Qualcuno preferirà forse dello sherry (xeres), ma non un barile (birmil), mi raccomando, con misura  (mezura)! Troppo alcol (al-kuhl ) spesso fa nascere una gazzarra  (ġazāra), con il rischio (rizq) di farvi infuriare. Senza troppi salamelecchi (Assalam aleikum)!!
Allora, visto che è tempo di carciofi, una ricetta semplice della tradizione giudaico-romana : considerate almeno un carciofo a persona, togliete le foglie esterne più dure, e la parte superiore delle stesse, tagliandolo in tondo circa verso la metà, eliminate la parte esterna, fibrosa, del gambo mantenendolo lungo: servirà anche per schiacciare i carciofi sul fondo del tegame durante la cottura. Sistemateli in acqua ghiacciata, o meglio, nel ghiaccio, poi friggeteli in abbondantissimo olio a 180° gradi. Saggiateli con la forchetta, devono essere cotti ma non troppo!. Tirateli fuori, apritene con delicatezza le foglie come fossero una rosa, chiacciateli ancora un po’, salateli, pepateli, spruzzateli di vino bianco e rituffateli dentro perché diventino croccanti, alla Giudia! Buonissimi: a me non sembra che il proverbio italiano  “Essere un carciofo” cioè “Essere tonto, insulso e sciocco”, in questo caso , dica la verità. Forse è colpa di Ariosto che, ai primi del '500, affermava: "durezza, spine e amaritudine molto più vi trovi che bontade". Comunque, attenzione agli schizzi e

Buon appetito

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