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SpeakItalianInRome

Apprendre la langue italienne à Rome

Caldo, afa e allora, sulle note di una canzone “quest’estate ce ne andremo al mare per le vacanze, voglia di remare, fare il bagno al largo per vedere da lontano gli ombrelloni”, si va al mattino e si torna alla sera, eccoci in macchina verso Ostia o Fregene, mete storiche dei romani...

Caldo, afa e allora, sulle note di una canzone quest’estate ce ne andremo al mare per le vacanze, voglia di remare, fare il bagno al largo per vedere da lontano gli ombrelloni, si va al mattino e si torna alla sera, eccoci in macchina verso Ostia o Fregene, mete storiche dei romani. in abbigliamento, si fa per dire, adeguato e col mangiare portato da casa, da veri fagottari. Il litorale laziale mantiene dagli anni ’50 immutato il suo spirito. I tempi e i costumi (sia quelli sociali sia quelli da bagno) hanno subito dei profondi cambiamenti, ma qualcosa nella sua atmosfera è rimasto così com’era un tempo. In passato, a Roma, con il termine fagottari ci si riferiva a quelle persone che, quando andavano in osteria, portavano con sé le cose da mangiare per risparmiare;  fagottari è stato poi ricondotto a quelle famiglie che sulla spiaggia consumavano e consumano le leccornie portate da casa, il cosiddetto fagotto,  frutto di ore passate da mamme e nonne a sudare in cucina. Borse frigo, borse da mare e le immancabili teglie contengono ogni ben di Dio. Tuffi e lazzi in acqua poi, verso mezzogiorno e mezza, il parentame viene richiamato all’ordine perché, se la famiglia è sacra e il cibo pure, allora è logico che pure in spiaggia si mangia  seduti a tavola (immancabili seggioline e tavolinetto pieghevoli) e tutti insieme. Il pranzo ha inizio a quaranta gradi all’ombra e quattromila calorie: spaghetti al sugo, abbastanza scotti perché rinchiusi caldi nell’insalatiera avvolta nel canovaccio, per la fretta di partire, alquanto incollati e aumentati di volume, ma davanti al mare restano buonissimi, con l’olio arrossato che colora le labbra, parmigiana di melanzane, fettine panate, verdure ripiene, immancabile cocomero che si è rinfrescato sepolto per ore nella sabbia della riva, il tutto affogato da vino, aranciata e chinotto.! Una alternativa agli spaghetti al sugo è la FRITTATA DI SPAGHETTI, anche questa tipica della cucina romana, cucina povera ed attenta a non buttar via niente. Alimento riciclato, perché si fanno saltare in padella con olio fino a renderli croccanti gli spaghetti avanzati anche dalla sera prima, in qualsiasi condimento siano, ci si versano 2 o 3 uova sbattute, finchè il tutto non si rapprenda. Cotta da un lato, la frittata si rigira nella stessa padella continuando a cuocere per qualche altro minuto. Una antesignana sempre attuale dell'odierno food finger! Carmela Marocchini