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Nel 1798, in fuga dai tumulti di Napoli e dall'occupazione napoleonica, Ferdinando di Borbone e Maria Carolina d’Austria si rifugiano a Palermo dove il re acquista terreni per costruire una riserva di caccia, il Parco Reale della Favorita, compreso un esistente casino di legno già “cineseggiante”. La Cina nel Settecento è di moda e diversi Stati italiani introducono...

Nel 1798, in fuga dai tumulti di Napoli e dall'occupazione napoleonica, Ferdinando di Borbone e Maria Carolina d’Austria si rifugiano a Palermo dove il re acquista terreni per costruire una riserva di caccia, il Parco Reale della Favorita, compreso un esistente casino di legno già “cineseggiante”. La Cina nel Settecento è di moda e diversi Stati italiani introducono un gusto che guarda all'oriente. Ferdinando, nonostante la sua formazione essenzialmente spagnola, aderisce ai vezzi delle cineserie ed affida la ristrutturazione a Giuseppe Venanzio Marvuglia, il più noto architetto palermitano del tempo. Il Marvuglia, pur non rinunciando alla propria visione classica,  si sbizzarrisce: spunta un tetto a pagoda sul corpo centrale a tamburo ottagonale, due torrette ai fianchi con scale elicoidali visibili dall’esterno, portici ad arco leggermente appuntito al piano terra ed evocazioni orientaleggianti di forte impatto visivo, come travi di legno intagliato e decorato delle terrazze, campanelli all’ingresso, smerlature e ringhiere.  La decorazione degli interni viene invece affidata a Giuseppe Velasco, anch’esso noto nell’ambiente palermitano dell’epoca e artisticamente attivo in tutta Italia. Meglio noto come Velasquez (figlio di genitori spagnoli, all’età di 15 anni, aveva “esterofilizzato” il proprio cognome in Velasquez), anch’egli coniuga lo stile neoclassico alla cineseria che predomina nella decorazione delle stanze. La sala da ricevimento al piano nobile è tappezzata con strisce di carta da parati fiorite, di stile cinese alternate a pannelli dove sono dipinte iscrizioni pseudo-cinesi e arabe. E se alla prima impressione il soffitto sembra in stile pompeiano, guardando meglio si scopre che i motivi decorativi non rappresentano senatori romani e templi classici, ma mandarini riccamente vestiti e pagode dai fregi ricercati. Ma forse la stanza di maggior effetto è la piccola sala da giuoco, sulle cui pareti sono dipinti gruppi di cinesi che esibiscono i loro sontuosi abiti sotto un soffitto di stile pompeiano. Delle diverse altre stanze, una è dipinta in modo da dare l'illusione di un pergolato foglioso attraverso i rami del quale s'intravede un paesaggio cinese, e la sala da tè ottagonale, in cima alla casa, ha la forma di una curiosa tenda a strisce con appese originali pitture cinesi. La sperimentazione e l’innovazione si manifesta anche in altre forme: la Tavola Matematica, che veniva issata al piano superiore, nella stanza dei reali i quali amavano anche banchetti intimi e privati, lontano dal clamore e dall’affollamento della corte, così come i piatti di portata, già pronti che arrivavano con un sistema di funi, pulegge e carrucole sulla tavola fornita di appositi buchi, e la grande  vasca ovale di marmo incassata nel pavimento della sala da bagno.
Alla Palazzina Cinese mancherebbe oggi solo l’idromassaggio !!
Carmela Marocchini

Fonti web : libero.it, turismo.it, tiscali.it/italiacina

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